Fate Velaj - Tra Fate e Fate

Mostra Fotografica - Canova 22  dal 03/04/2016 al 10/04/2016

Canova22 Via Antonio Canova 22 Roma Roma (RM)


Fate Velaj - Tra Fate e Fate Mostra Fotografica - Canova 22
“Tra Fate e Fate”
dal 3 al 10 aprile 2016
Artista: Fate Velaj

Comunicato stampa di Rezarta Zaloshnja

Lo spazio espositivo Canova 22 a Roma ospita, domenica 3 aprile alle 18:30, la Prima Mostra Fotografica dell’artista albanese/austriaco di fama internazionale Fate Velaj, dal titolo "Tra Fate e Fate" a cura di Rezarta Zaloshnja. In questa mostra l’artista, il cui repertorio creativo spazia tra pittura, fotografia e scrittura, dà vita ad un flusso di coscienza che risiede dentro di noi, in cui l’immagine diviene elemento focolare nel volgere l’occhio e la mente ad una lettura ricercata che porta in grembo la molteplicità, la bellezza delle diverse esperienze culturali.
Il “tutto” come concetto del “totale” nello spazio immaginario dell’artista si rielabora e diviene nello spazio vitale: esplorazione. Manifestandosi nell’incontro dinamico che predilige la non differenziazione tra grandi città o angoli nascosti, soggetti prediletti o favoriti, si mostra come esistente opportunità di approfondimento culturale, nel possibile scambio a livello sociale, politico, culturale ed artistico.
La mostra costituirà in sé un duplice incontro tra immagine e parola, poiché in concomitanza l’artista presenterà il suo libro autobiografico “Kreuztanne/Crocevia”. Il libro trae il titolo dal nome dell'Hotel in cui si assestavano gli immigrati provenienti dai paesi dell'Est Europa in Austria, negli anni '90. In una tale cornice, che richiama tematiche che si vestono della sensibilità del nostro quotidiano, la coincidenza vuole, come maschera del destino, che questo hotel si ponga, geograficamente parlando, nell’incrocio “confinante” di tre cittadine differenti; ironia e sorte di un crocevia nel cammino del destino. In questo caso, tale sorte ha tracciato la sottile e labile linea di incontro tra l'uomo e l'artista.
Il risultato è un perfetto equilibrio estetico e narrativo, dove il racconto parte dal viaggio puramente corporeo per trasformarsi in viaggio visionario, progetto portato avanti nel tempo dall'autore in vari paesi, tra i quali: Albania, Austria, Italia, Stati Uniti ed altri.
Luogo: Canova 22 - Via Antonio Canova 22 Roma
http://www.canova22.com/gallery/
Orario di apertura: tutti i giorni dalle 10.30 alle 20.00
Biglietto - Ingresso libero
Vernissage: 3 aprile (domenica) dalle 18:30 alle 22.00

Informazioni
Artista: Fate Velaj
http://www.velaj.com
Testo critico a cura di Luan Topciu
Curatore: Rezarta Zaloshnja
Biografia
Fate Velaj, pittore, fotografo, scrittore e saggista nato a Valona (Vlore), in Albania nel 1963. Diplomato in “Cultural Management” all’Università di Arti Applicate a Vienna. Fonda nel 2001 il Forum Internazionale Weltoffen e nel 2003 riceve la Medaglia all’onore per i servizi speciali resi alla Repubblica dell’Austria. Nel 2003 vince il Festival Internazionale di Arte Contemporanea a Sanremo come miglior artista. Nel 2004 si unisce ai managementclub della economia austriaca e crea il WMC Artforum, organizzando conferenze varie che richiamano le tematiche dell’arte, della cultura, nonché organizzando esposizioni a livello internazionale. Ha partecipato con mostre personali e di gruppo in diverse gallerie d’arte tra Vienna, Salisburgo, Wels, Baden, Trieste, Sanremo, Polignano, Roma, Birmingham, Leamington, New York, Boston, Cleveland, Bruxelles, Bucarest, Atene, Cairo, Tirana, Valona, Skopje, Pristina, ecc. I suoi lavori sono esposti in diversi musei e collezioni private. Vive e lavora tra Vienna e Valona.

Testo critico a cura di Luan Topciu

Fate Velaj vive, lavora, osa, sogna come un artista.
Il suo spazio artistico è caratterizzato dalla pittura, fotografia, tutte manifestazioni di un “artista totale” o, come si definisce nella lingua del paese dove si è formato, “Gesamtkunstwerk” (secondo il concetto di Richard Wagner e Hermann Nitsch).
Sbalorditivo in tutte le proprie espressioni, Fate Velaj rifiuta ogni tipo di stereotipo, dando vita, così, a un fenomeno artistico originale, inconfondibile, lasciando ovunque “segni” caratterizzati dalla propria personalità artistica.
Velaj è un giramondo, un viaggiatore permanente tra paesi, stati, città, è viaggiatore in sogni sconosciuti, in tempi sconosciuti, cerca mete transfrontaliere e nuovi confini; ovunque lui vada, raccoglie impressioni dal paese nel quale si trova, rileggendole e trasmettendole nella propria arte.
Questi “dialoghi” lasciano tracce profonde anche in altre sfere d’azione: è ideatore, organizzatore e implementatore di molti progetti originali, che detengono il suo marchio, nell’ambito delle politiche culturali ed urbanistiche europee ed è anche curatore di mostre internazionali, ispiratore di iniziative pubbliche, commentatore e interprete di eventi politici e sociali, illustratore di pensieri e atteggiamenti sociali ed è anche molto attivo attraverso i mezzi canonici della comunicazione, quali mass-media e social media.
Tutto questo, ovvero la frequenza e il ritmo vertiginoso delle sue attività, lo rende noto e apprezzato da tutti in tutta l’Europa, tanto da generare l’impressione che quando parliamo di Fate Velaj si tratti di una “istituzione” e non di un solo individuo.
La Fotografia a differenza delle opere pittoriche di Fate Veaj è di impianto astratto e vi sono presenti solo simboli, nodi e segni, che suggeriscono interpretazioni aperte, paragonabili alla pittura dell’espressionismo astratto-americano o libero, come nel caso dell’ “action painting”, la fotografia è particolarmente concreta, tangibile, caratterizzata da un messaggio leggibile e invita a scoprire un evento e un racconto che si nascondono dietro l’immagine, tanto da poterla assimilare allo stile di Steve McCurry.
Se nella pittura l’immagine umana è assente, la sua fotografia è popolata da persone, ritratti, elementi naturali, porte, decori, oggetti pieni di segni del tempo.
Immagini che raccontano sempre una storia. La fotografia di Velaj ci permette la lettura e la rilettura della natura e degli eventi casuali. Fissare il tempo, congelare l’attimo invisibile in un normale trascorrere del tempo, rimane l’obiettivo essenziale e il risultato della fotografia artistica. Quale prima reazione, la fotografia di Velaj stimola o un sorriso o uno shock, scuotendoti, perché la forza di Velaj è nel cogliere di sorpresa l’inaspettato. Fate incarna l’eccellenza di un artista ricco di intuito, che sa individuare il giusto punto di vista, gli elementi necessari per trasmettere il messaggio desiderato, si sa soffermare dove è necessario, quando è necessario. Nell’immediato, Velaj può trovare e cogliere tutto ciò che è speciale, irripetibile. Il raggio focale, la composizione, la spontaneità gli conferiscono, cosi come nella pittura e nello stile di vita, piena originalità.
Nel mondo della fotografia, si utilizza convenzionalmente la definizione di “Street photography” ma per Velaj, il termine non è opportuno, è preferibile definirla “Fotografia di viaggio”: viaggio in senso fisico e metaforico.
Fate Velaj è un appassionato viaggiatore e, nel frattempo un eccellente “bibliotecario” di viaggi, non a caso lo definiscono un Evliya Çelebi o un Lord Byron dell’età moderna. Il suo fine non è solo descrivere i paesi nei quali viaggia, ma coglierne l’essenza, i soggetti che caratterizzano il luogo, le persone che vi abitano, “lo spirito del paese”.
Quando guardi le fotografie di Fate Velaj, ti ricordi di quello che Alfred Hrdlicka diceva: "Mir fällt nichts ein. Mir fällt was auf", cioè “non li imprime nella mente, ma la mente pensa a “quello che bisogna realizzare, per presentarlo al vasto pubblico”.
In riferimento alla “Street photography”, Velaj naviga “nelle proprie acque” in ogni spazio urbano, indipendentemente se parliamo delle città d’Europa o più in la, degli USA o altri continenti.
L’album fotografico di Fate Velaj è pieno di scene che narrano eventi o, ancora di più, suggeriscono un soggetto su cui meditare. Si tratta di sintesi di evocazioni tramite le quali l’artista, con un solo “click”, racconta quello che a uno scrittore servirebbero - per descriverlo - numerose pagine, capitoli, se non un intero libro.
La Parola
La pittura non figurativa e dei gesti, la fotografia ricca di personaggi ed eventi, pare che all’artista Velaj non bastino (…) così, usa la parola e le si dedica.
Quando percepisce i limiti estremi delle immagini, la loro completezza, Velaj si appella alla forza della parola, sente la necessità di raccontare con la parola, sente il bisogno della trama, di descrivere tramite la parola. Cosi Velaj produrrà testi, versetti, racconti di viaggi ed eventi personali, scelti tra i suoi infiniti viaggi oppure colti tra i momenti delicati della situazione emozionale, invasa dall’emozione e dalla nostalgia, sottraendo ogni elemento della letteratura accademica, come la punteggiatura, negando le regole della grammatica, decostruendo gli schemi, secondo quegli stessi principi che lo guidano nella pittura, nella fotografia e nella vita; così crea testi atipici, sazi emozionalmente, redatti con estrema delicatezza, intuito e raffinatezza. Anche in questo Velaj rifiuta testi rigidi, testi freddi, lascia qualcosa di “sporco”, concentrandosi sulla forza del messaggio, sulla freschezza, l'irripetibilità. A volte si serve di toni lirici forti, ispirati all’alta temperie della montagna, come accade per le poesie e le prose dedicate alla scomparsa dei genitori, quelle per gli amici, per Vienna, per la Patria, alla nostalgia e l’infanzia; a volte è ricco di umorismo, ironia e autoironia, come accade nella letteratura postmoderna.
Teoricamente è difficile classificare i testi di Velaj. Tutta la produzione artistica di Velaj delinea il profilo di un artista non convenzionale.
La classificazione critica dei suoi testi sembra essere l’ultima cosa che interessa all’autore perché, come in tutte le proprie performance, a Velaj interessa il risultato, l’effetto, l’impatto al pubblico.
Così anche i testi sono parte dell’arte totale di Fate Velaj, sono essenza della propria espressione “totale”.
I testi, insieme alla sua pittura e fotografia, strutturano l'architettura del suo “Gesamtkunstwerk”.



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