ReMember / ReNew
Opere di Susan Cooper
dal 20/09/2025 al 04/10/2025
Artistikamente Via Porto al Borgo 18 Pistoia (PT)
Il prossimo 20 settembre (ore 17:30), alla galleria Artistikamente di Pistoia (via Porta al Borgo 18), s’inaugura ReMember / ReNew, personale dell’artista americana Susan Cooper. In corso fino al 4 ottobre, la mostra pone, già dal titolo, l’accento sull’importanza della memoria e del suo recupero, come occasione per rinnovare il passato.
Memoria che, nel caso delle oltre quaranta opere proposte da Susan Cooper a Pistoia, tocca un tema assai delicato come quello della distruzione delle sinagoghe ebraiche avvenuta in Europa durante la seconda guerra mondiale. Si tratta, in particolare, delle sinagoghe in legno che vennero distrutte nelle cosiddette “Zone di residenza” che comprendevano le attuali Polonia, Moldavia, Ucraina, Lituania e Lettonia. Proprio di queste sinagoghe lignee (databili dal XVII al XX secolo) racconta l’opera di Cooper, che le ha scelte – dopo averle studiate nel libro Sinagoghe di legno dell’architetto polacco Maria Piechotka (1959) – per le loro caratteristiche a dir poco uniche.
Un argomento che l’artista ha deciso di trattare non solo per ragioni personali – alcuni membri della sua famiglia sono stati vittima dell’Olocausto – ma anche, e forse soprattutto, per dare di nuovo dignità e bellezza a ciò che il disprezzo e l’insensatezza umana hanno cancellato. «Le opere in mostra parlano dei bei tempi esistiti per centinaia di anni» dichiara Cooper che aggiunge «sono immagini gioiose che hanno la forma di sinagoghe non più esistenti per ricordare che in questi luoghi le comunità si ritrovavano per pregare, sposarsi, festeggiare varie ricorrenze, celebrare funerali. Insomma, erano centri di aggregazione pieni di vita». Parole che ben esemplificano il senso di un progetto artistico il cui sguardo retrospettivo assume valore non solo perché recupera il passato, ma ancora di più perché gli restituisce una fisionomia, al tempo stesso, uguale e diversa da quella che è stata. Se da un lato, infatti, le sue opere ricostruiscono nel profilo l’aspetto originario delle sinagoghe – spesso replicandolo più volte o da più punti di vista per ottenere delle composizioni multiple –, dall’altro lato queste forme fungono da “finestre” oltre le quali si affaccia un paesaggio insieme astratto e reale, ottenuto con la ripetizione e l’accostamento di pattern ora geometrici ora naturali ora architettonici, in modo da creare una texture armonica, variopinta, dinamica, che alterna colore dipinto a materiali come carta e plastica.
Si tratta, dunque, di collage in cui l’azione combinatoria richiama e amplifica l’idea di una memoria che va recuperata e rimessa insieme pezzo per pezzo, anche se forse sarebbe meglio dire mattone per mattone, riprendendo così il pensiero dell’artista in merito al ruolo dell’architettura quale documento concreto e tangibile del tempo passato.
È, infatti, il legame che intercorre tra persone e luoghi, uomo e architettura a spiegare perché Cooper abbia scelto le sinagoghe – non i volti né i nomi – per ricostruire la verità della memoria storica. Ogni opera ha un valore in sé, è un’unità compiuta; un piccolo mondo sospeso nello spazio e nel tempo, sradicato dal luogo di origine e idealmente collocato in una dimensione nuova, dove non c’è più traccia di guerra, morte, distruzione, ma il passato si riscatta in un racconto costellato di armonia, gioia, vitalità. «L’arte funge da bussola per determinare ed esplorare il nostro posto nel mondo», aggiunge l’artista, e dunque anche per comprendere quello che è stato, gli inganni, gli errori, le insensatezze della storia, e da qui ripartire per creare le basi di una rinnovata coscienza collettiva. La quale, per cambiare davvero le cose, non può prescindere dal ristabilire anche un dialogo con la natura, riconnettersi alle cose del mondo, imparare da un fiore, da una foglia, da un albero. Di questo Cooper è convinta, a tal punto che spesso il naturale entra a far parte dei suoi lavori, con colori e forme che insieme compongono un raffinato quanto complesso codice visivo, quasi a tracciare un filo conduttore che tiene insieme storia, uomo e paesaggio, quali parti di un unico disegno complessivo che l’arte ricompone guarendo, per tramite della bellezza, fratture e ferite.
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Nata a Los Angeles, Susan Cooper ha conseguito la laurea triennale e specialistica in arte e antropologia presso l’Università della California, Berkeley. Dopo due anni nel New Mexico, si è trasferita a Denver. Ora vive nella periferia di Denver, dove ha trasformato un ex fienile in uno studio. Dal 1990, il suo lavoro si è concentrato sulla creazione di grandi opere d’arte pubbliche realizzate con vari materiali come cemento, legno, vetro, acciaio e rame. Le sue installazioni si trovano in università, ospedali, college e scuole, parchi, musei come il Denver Art Museum, l’Holocaust Museum di Los Angeles, il Jewish Museum di Chmielnik, in Polonia, il Kirkland Museum of Fine and Decorative Art, il Roswell Museum e l’Anderson Museum of Contemporary Art, così come in teatri, un’armeria, stazioni di polizia, municipi, sistemi di trasporto e stazioni, un garage e in diverse collezioni private. Le sue ultime mostre si sono tenute in Colorado, New Mexico, Milano e Venezia. Le prossime mostre saranno a Pistoia nel 2025 e a Venezia nel 2026.