Vincenzo Balsamo. Il codice dei segni

a cura di Niccolò Bonechi  dal 24/06/2011 al 05/07/2011

  Villafranca di Verona (VR)


Vincenzo Balsamo. Il codice dei segni VINCENZO BALSAMO. IL CODICE DEI SEGNI
a cura di Niccolò Bonechi

Auditorium Comunale
Piazzale San Francesco, Villafranca di Verona (VR)
+39 045 6339195
ferrarin.spazioeventi@gflnet.com

Dal 25 giugno al 5 luglio 2011
Inaugurazione Venerdì 24 giugno 2011, ore 19



>> Comunicato stampa


« Conosciamo la verità non solo con la ragione, ma anche col cuore; ed è in questo secondo modo che conosciamo i principi primi, e inutilmente il ragionamento, che non vi ha parte, s'industria di combatterli. [...] »
Con queste parole si riassume il concetto fondamentale di uno dei padri fondatori della matematica e della geometria moderna, Blaise Pascal. Egli afferma che esistono due forme di conoscenza che partono da presupposti diversi ma che necessariamente si trovano a convivere: la prima è dovuta dallo “spirito di geometria” ("esprit géométrique"), ovvero una conoscenza scientifica e analitica; la seconda dallo “spirito di finezza” (“esprit de finesse”), cioè la conoscenza che si rifà alla sfera più intima e profonda dell’essere umano.
Il maestro Vincenzo Balsamo sembra conoscere perfettamente questa lezione, la si ritrova infatti perpetuata in ogni sua opera qui esposta. E’ visibile anche all’occhio distratto di chi osserva.
Il primo passo che l’artista compie quando decide di affrontare la tela è, infatti, quello di sezionare la superficie con linee, segni e punti. Lo fa con estrema decisione, con la disinvoltura di chi si appresta per l’ennesima volta a ripetere una azione ordinaria ed apparentemente (ma erroneamente) immediata. E’ l’inizio della fine, è il big bang che crea il tutto, è l’infinito e il nulla. Così facendo l’artista vuole fornirci le coordinate per intraprendere il viaggio all’interno dell’opera. Il resto è in divenire.
Terminata questa fase di studio e preparazione durante la quale si dà del tutto un’interpretazione scientifica, si avverte la necessità di riempire di vita quei vuoi creati dalle linee che si attraversano. Attorno ai contorni netti si aprono squarci di luci e ombre, zone dai cromatismi ora più accesi ora più bruni vengono a provocare momenti di assenza e riflessione. E’ in questo momento che interviene il cuore, il muscolo cardine centro pulsante dell’interiorità umana e strumento dell’ “esprit de finesse”. Quelli che fino ad ora apparivano come segni freddi e razionali, adesso vivono una nuova dimensione: ci si allontana repentinamente dalla rigidità della bozza preparatoria e ci si addentra in un complesso sistema interpretativo che non lascia via di fuga. L’osservatore rimane come rapito dallo scenario che gli si presentano di fronte; tramortito dalla quantità e dalla varietà di possibili chiavi di lettura. Tuttavia l’artista tende una mano al riguardante e lo aiuta nella comprensione grazie ad una accurata scelta dei titoli dell’opera. Qui inizia il gioco. Come in una caccia al tesoro, indizio dopo indizio, non senza fatica e non sempre con successo si arriva alla conclusione.

In Balsamo i valori concreti di colore e di linea diventano autonomi. Sfruttando una brillante intuizione di Ferdinand de Saussure, si può affermare che nella sua arte significante e significato diventano cosa sola. Il pattern ornamentale che viene a crearsi ha il duplice importantissimo compito di fornire sia una superficie neutra sia quegli impulsi carnali e quegli stimoli animali propri dell’essere umano. I tasselli che creano il “puzle Balsamo” devono pertanto assumere sì una veste di rigore eidetico, unificarsi a certe misure dominanti, ma nello stesso tempo avere abbastanza margine per sfogarsi, per simulare il disordine, la ricchezza di risorse dei sentimenti umani.
Come per i primi episodi della pittura astratta di Kandinsky, di cui Balsamo è degno erede, qui siamo di fronte ad estesi codici di segni che racchiudono in sé tutto il vissuto dell’uomo. Possiamo paragonare questo codice al sistema binario. Una serie infinita di numeri apparentemente vuota di significato palesa invece uno scenario denso di informazioni che aprono ad un mondo postatomico dove niente è più decifrabile; svela gli angoli più reconditi della fantasia dell’artista che sulla tela proietta i suoi stati d’animo: utilizza, cioè, il mezzo pittorico come momento di autoanalisi. La tela è lo specchio dell’IO. L’artista, guardando l’opera e agendo attivamente su essa, riesce a svelare ogni suo singolo e profondo segreto.
Per questo importante evento l’artista presenta una trentina di opere realizzate dal 1999 ad oggi, molte delle quali eseguite proprio negli ultimissimi anni.
Dopo le prime esperienze figurative e le successive post-cubiste, il lavoro di Balsamo scorre in una sostanziale omogeneità di valore (ben visibile in questo corpo di lavori assai esaustivi della sua ricerca pittorica ), ricchissimo di varianti che comunque si situano in un tempo e in una storia anteriori. E’ una sincronia, una durata interna ricchissima di sottili variazioni, lontanissima dall’approdare a quelle cifre alquanto stereotipate e ripetitive che sono invece il difetto di tanti altri artisti a lui contemporanei.





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