Gian Giacomo Barbelli: vita di S.Giorgio e santi

Esposizione di antichi affreschi  dal 12/05/2012 al 20/05/2012

  Crema (CR)


Gian Giacomo Barbelli: vita di S.Giorgio e santi INAUGURAZIONE Sabato 12 maggio 2012 ore 18.00

dal 12 maggio al 20 maggio 2012

ORARI DI APERTURA:
SABATO e DOMENICA dalle 10.00 alle 12.30 / dalle 15.00 alle 19.00
da MARTEDI’ a VENERDI’ dalle 16.00 alle 19.00




Sono felice di esporre queste opere di Gian Giacomo Barbelli facenti parte la collezione d’arte di mio nonno Paolo.
E’ un ciclo pittorico composto da sedici tele proveniente dalla Chiesa Parrocchiale di Casaletto Vaprio e attinente “Episodi della Vita di S.Giorgio e Santi”.
Gli scopi di questa mostra sono essenzialmente due: far conoscere questi dipinti mai esposti finora al pubblico e avere l’opportunità di aiutare concretamente “La Tartaruga“ di Crema, a cui appartengo.
Questa Associazione è costituita da amici che si adoperano in modo altruistico ad assistere i Malati di Parkinson e pazienti con problemi di deambulazione.
Ringrazio pertanto tutti coloro che visiteranno questa mostra, confidando nella loro generosità.

D.ssa Marina Stramezzi








PROGRAMMA



Sabato 12: ore 10.00-12.30 - 15.00-19.00
ore 18.00: Inaugurazione della mostra

Domenica 13: ore 10.00-12.30 - 15.00-19.00

Lunedì 14: ore 16.00-19.00
Martedì 15: ore 16.00-19.00
ore 18.00: Mario Marubbi Vicende Storiche del ciclo pittorico di Casaletto Vaprio

Mercoledì 16: ore 16.00-19.00

Giovedì 17: 16.00-19.00
ore 18.00: Annunziata Miscioscia
Letture iconografiche del ciclo pittorico di Casaletto Vaprio

Venerdì 18: 16.00-19.00

Sabato 19: ore 10.00-12.30 - 15.00-19.00
ore 15.30: Visita guidata a cura dell’associazione Guide Turistiche “Il ghirlo”
“Le storie di San Giorgio e altre opere di Gian Giacomo Barbelli a Crema
per prenotazioni: 333 7376750

Domenica 20: ore 10.00-12.30 - 15.00-21.30
ore 19.00: Chiusura della mostra a cura dell’Associazione “La tartaruga”

per info:
sig. Torazzi 392-2609890
tel. 0373 201584

Ingresso a libera offerta
a favore dell’Associazione
“La tartaruga”








Gian Giacomo Inchiocchio detto il Barbelli (Offanengo, 17 aprile 1604 – Calcinato, 12 luglio 1656) è stato un pittore italiano.

Biografia
Nasce a Offanengo da Giovan Angelo e Maria Malosa. Inizia la sua carriera artistica a Crema nella bottega di Tommaso Pombioli: la prima opera datata e firmata risale al 1622; successivamente si trasferisce per un quinquennio a Milano (1625-1630), lavorando anche tra Valtellina e Alto Lario, acquisendo capacità e fama. Nel 1630 ritorna a Crema stabilendosi nella parrocchia di San Giacomo e sposa Angelica Bassa; in questo periodo inizia a lavorare su numerose commissioni in terra locale, con forte maturità in cui traspare la conoscenza dell'arte illusionistica veronese, quella tosco-romana e quella fiamminga. Per tutto il decennio 1630-1640 l'attività è molto intensa sull'asse Brescia-Crema-Lodi, spingendosi fino a San Colombano al Lambro. A causa delle numerose richieste allestisce una bottega nella quale vi lavorano Evaristo Baschenis e, più tardi, due dei suoi otto figli, Carlo Antonio e Giovan Angelo. Anche gli anni quaranta si rivelano intensi di opere, tra le quali va almeno citato il ciclo di affreschi di Santa Maria delle Grazie a Crema, uno tra i più noti e famosi, che si distingue per la vivacità dei colori e il naturalismo delle figure. In questo decennio il Barbelli lavora, oltre che a Crema e Brescia, anche a Bergamo e nei paesi dei dintorni. l'attività prosegue intensamente anche negli anni cinquanta. Nel 1656 viene chiamato a Calcinato per decorare Palazzo Mercanda, ma il 7 luglio 1656 viene colpito da una archibugiata durante una battuta di caccia. Muore pochi giorni dopo, il 12 dello stesso mese.
Il soprannome
Il soprannome Barbelli, pare assegnato alla famiglia del pittore fin dal XVI secolo, deriva dal termine dialettale barbèl, ossia farfalla notturna. Il Barbelli lo sfruttò per firmare le sue opere, i figli lo assunsero come cognome ufficiale. Mentre le dicenze paesane definiscono che il soprannome deriva dal termine dialettale “barbelà”, cioè avere freddo, in quanto la famiglia seppure benestante non riscaldava la casa per tirchieria e gli occupanti tremavano dal freddo.



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